Dipingere "en plain air"
- Rossella Buscemi
- 5 dic 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aria, che spesso si trasforma in vento, a contatto con la pelle, sole che riscalda, spazi grandi intorno e respiri profondi, queste sono le sensazioni che si provano quando si dipinge all’aria aperta. Esperienza che richiede molta energia e desiderio e che può essere davvero sfidante. Ma che, come tutte le attività particolarmente impegnative, ripaga enormemente lo sforzo richiesto.
La sensazione che apprezzo di più è lo spazio intorno… grande e aperto, che mi restituisce leggerezza; e anche, com’è ovvio, la visione del soggetto da dipingere: piena e totale.
Oggi la pittura è supportata dall’intermediazione della fotografia. L’immagine in foto è già appiattita, pronta per essere riprodotta; all’aria aperta invece il soggetto si presenta nella sua tridimensionalità, in tutta la potenza dettata dalla realtà. Si entra quasi in dialogo con il soggetto scelto, che è vero e reale.
Quanto mi piacerebbe riuscire ad esprimere a parole quello che si prova! Ma mi rendo conto che l’esperienza vissuta mai si potrà paragonare alla parola comunicata. Credo che questo valga per ogni tipo di esperienza.

L’ostacolo maggiore in questo tipo di pittura detta anche “en plain air” è rappresentato dalle persone che gironzolano intorno; è difficile entrare nel flusso della pittura se ci si senta osservati, ma d’altro canto è pienamente legittimo per chi si trova in un luogo pubblico avvicinarsi e “buttare l’occhio” su chi sta facendo qualcosa di “diverso” dal solito. Alcune volte, sono stata salvata dalle cuffie e da un buon documentario da ascoltare…ma non sempre è stato sufficiente.
Nelle situazioni in cui riesco a concentrarmi con più facilità, entrare nel flusso della pittura è quasi automatico, soprattutto se mi ritrovo immersa nella natura. Lì mi sento non solo accolta ma anche attesa. La natura mi aspetta ed è felice di essere rappresentata ed interpretata. È come se entrassi a farne parte con maggiore diritto di appartenenza, perché quello è il mio posto, è il mio ruolo…è l’acqua in cui voglio nuotare 😊.

Mi vengono in mente i grandi artisti del passato che dipingevano all’aperto rischiando la salute. Alcuni sono pure morti; a quanto pare Poul Cezanne contrasse la polmonite dopo aver dipinto per ore al vento, sotto la pioggia. Van Gogh usava legare il cavalletto con delle corde per non farlo volare. Se gli artisti sono arrivati a tanto, un motivo ci sarà pure stato.
Il mio mito però è e resterà sempre Claude Monet. Sicuramente più equilibrato; che all’apice del successo e della fama, realizzò il proprio giardino privato con tanto di ponte giapponese e ninfee nel laghetto sottostante. Meraviglioso Monet, sempre alla ricerca della luce, dei suoi cambiamenti e dell’impatto che essa ha sulla visione del paesaggio, innamorato della natura, dei fiori e del giardinaggio.
Un po' come me! 😊
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